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manzOni

by manzOni

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1.
Cosa ci sarà là fuori oggi?. Cosa troverò di nuovo oggi? Forse troverò un ospedale, forse troverò una madre, forse dopo un po’un padre forse luce e un pianto senza lacrime. Cosa ci sarà là fuori oggi? Cosa troverò di nuovo oggi? Forse troverò una maestra buona, forse troverò poesia e la luna, forse troverò dove si nasconde l’anima, forse sorriderò. Cosa ci sarà là fuori oggi? Cosa troverò di nuovo oggi? Forse troverò una diga assassina, forse troverò la luna violentata, da questo capirò che non c è dio e fortuna, forse bestemmierò. Forse troverò il sessantotto, forse troverò l’intellettuale con un libro sotto il braccio, forse troverò più cuore in mezzo al bosco e più rosso in un bel tramonto. Forse troverò un funerale, forse troverò disperazione, forse troverò l’amore, forse l’illusione. Cosa ci sarà là fuori oggi? Forse l’ospedale, forse mia madre e dopo un po’ mio padre, un pianto senza lacrime… e poi si spegnerà la luce.
2.
Confessione 04:19
Ehi… come ti va? Hai più rivisto Dio… in quel po’… di vino bianco… santo? Io… sai… lavoro il ferro… giù… dentro l’inferno... tossisco… di notte non dormo… mai! Amico mio… quanto ne ho bevuto ormai… di quel… vino bianco… santo?! E vado avanti per abitudine, la mia è come le altre fabbriche, una messa all’ora,una dopo l’altra, per una morte, per una nascita. Lavoro anche le domeniche per un cielo che so pieno di nuvole. E so… che in quel vino… bianco… in quel po’ di vino bianco santo… Dio non c’è.
3.
Scappi 05:05
Quei giorni trascorsi tra i boschi a ripulire dalla terra i primi funghi appena raccolti. Tu che mi spiegavi Aristotele con in mano una tazza di the, stesa su un plaid a quadri. Ricordi? …ti ricordi! Ed è arrivata la notte con un cielo pieno di stelle che ti sembravano più vicine. Il caminetto, vino rosso antico, carne ai ferri e una salsa ai sottaceti che hai definito “speciale”. E tu che scappi da là, scappi di là, rifugiandoti tra lenzuola pulite e felici di regalarci solo per una notte il sorriso. E tu che scappi da là, scappi di là, rifugiandoti tra lenzuola pulite e felici di regalarci solo per una notte il sorriso. …il tuo sorriso e il mio e alla fine il sonno. Alla mattina del giorno dopo, nuvole grigie già preannunciavano il tuo temporale. Che per noi poi era difficile pensare al ritorno a campi di granturco sotto stelle più lontane. E io che scappo da là, scappo, scappo da quelle lenzuola che erano state felici di regalarci per una notte il sorriso. E io che scappo da là, scappo, scappo da quelle lenzuola che erano state felici di regalarci per una notte il sorriso. E alla fine…nemmeno il sogno! E’da un anno che proteggo dalla rabbia di mosche cattive quel che resta del nostro amore. Una scatola di Mon Chéri con la ciliegia ormai rinsecchita che non ti ho mai potuto dare. Se la vuoi è qua, è per te…
4.
Ho paura 06:12
Ho paura di bagnarmi. Paura di acqua fredda come neve. Paura di ammalarmi, di un buio denso come Morositas nere. Paura di non vedere più, del fango che mi tira giù, di un grande “buone feste” scritto con troppo anticipo. Paura di augurarmi buon anno da solo. Non che ci tenga poi tanto al capodanno, anzi non me ne frega un cazzo, giuro! Mi vedo seduto all’incrocio a guardare la gente che va dove ha prenotato, a gridare ”vaffanculo, ho già bevuto non aspetto oggi per farlo!” E tu?…vai in argentina a ballare tanghi con reggicalze neri di seta? O vai a parlare di cinema in svezia? E là poi a far festa in piazza e a bere birra? E cammino al buio sotto acqua fredda. Ho paura del letargo non rispettato da un rospo, degli occhi di un gatto o di un cane libero, di un cellulare scarico come la mia vita. Ho paura di non trovare più nessuna presa. Paura di qualsiasi ombra, della volpe e dell’uva stravolta da un’analista, di una mantide che ha mangiato solo per se stessa. La pioggia ha ormai lavato un cielo pieno di nuvole scure. Il vento asciuga la luna e le stelle e le riaccende e cachi sugli alberi tornano a far luce. I gabbiani stranieri nella mia terra tornano gonfi al loro mare.
5.
Tu sai 04:45
Tu sai… tu sai l’inferno dov’è! Tu sai… tu sai il cattivo chi è! E sai in che brutto mondo vivo... che bevo molto e fumo e mi castighi senza sorriso come fossi dio! Tu sai… il paradiso dov’è! E sai… che quello non è il posto per me! Lassù ci metti altri, chi va a fare footing, chi sa di libri e viaggi con gli aerei… monaci buddisti! Io no… non sono niente no! Io no… senza te non sono niente no! Sono un vegetale, un cavolo in confusione, in una foresta tropicale. Sto male, senza te sto male, male!
6.
L'astronave 04:26
Dove saremo noi quando cadrà la luna? Non avremo di certo un posto sull’astronave accanto al re. Là ci sarà solo gente importante, e noi? Cosa faremo noi quando cadrà la luna? Lavoreremo come sempre, tutti presenti nessuno in ferie e per l’ennesima volta, l’ultima, si accetterà la sorte Non una bestemmia contro un Dio inesistente. Non un vaffanculo alla morte. Non una delle nostre lacrime, consumate in altre occasioni inutilmente. Lavoreremo come sempre, tutti presenti nessuno in ferie e per l’ennesima volta, l’ultima, si accetterà la sorte
7.
Ho legato nastri colorati ai rami del fico per convincere gli storni a non rubarmi il dolce dei suoi frutti. Poi ho lasciato andare i palloncini rossi attaccati per la sua festa, sulle tracce del fumo di una Benson gialla. Ho bevuto la prima camomilla della mia vita che non ha avuto l’effetto promesso. Meglio, molto meglio vino bianco freddo in estate per fissare da solo il buio della notte. Domani vado a comperare un piumino d’oca per quest’inverno, c’è la fiera del bianco e tutto costa meno. E magari m’informo anche per un condizionatore, non voglio più soffrire il caldo quando dormo. Ma quando dormo io? Nemmeno la camomilla fa effetto. Ho un’idea: elimino il letto e al suo posto ci metto un acquario. Con acqua dolce, ma ci aggiungo un po’ di sale che mi faccia galleggiare meglio e mi ci metto dentro e gioco… e nuoto… nell’acqua nuoto… leggero… gioco. Spargo chili di sale sul poggiolo attaccato a tanto grigio ma vado giù ancora più a fondo. Scarto la camomilla, brindo con vino bianco freddo alla periferia di un paese come questo.
8.
...e scrivo 07:44
Ho scritto d’amori perduti, voglio liberarmene. D’amore non voglio più scrivere. Sono stanco di immaginare la mia morte. Di morte non voglio più scrivere. Sono stanco di scrivere di ideali sconfitti e mancate vittorie. Io sono stanco di scrivere con le lacrime. Voglio scrivere con il sorriso di colori che non siano il nero. …e scrivo di campi di colza che non hanno bisogno di dio per essere così gialli, del bianco dei fiori di sambuco e del rosso tra il frumento di mille papaveri, del breve sonno fatto tra una fermata e l’altra in una corriera blu, delle pagine rosa di un giornale, di cuffie viola per ascoltare musica, di una strada vista ogni giorno da un finestrino e del grigio della nebbia, dell’acqua alta in calli strette di ombrelli arcobaleno che non servono a fermare la pioggia, della luce al neon di un call center in una città dove il sole non illumina. Vedi, io alla fine scrivo sempre in nero. Io non so ridere mentre scrivo. Non servo a nienete, devo liberarmi di me. A I U T O !
9.
I resti 02:17
Tavola grande sotto l’albero con il vento che tormenta gli angoli di una tovaglia bianca, bicchieri vuoti o ancora mezzo pieni fanno compagnia a un grande vaso vuoto in ceramica, profumo di ragù nell’aria e da alcune macchie scure, odore di uva fatta vino in casa, piatti sporchi, ossa di gallina, insalata appassita dall’olio, noccioli di pesca liberi da polpa, giacche da uomini allargate sulla spalliera di qualche sedia in legno con la seduta in paglia, un mozzicone con tracce di rossetto in un portacenere sfiorato da uno scialle in seta. L’ombra di un ramo nasconde al sole un cappello in tessuto grigio a capotavola, falce e martello su una spilla in metallo attaccata sulla tesa larga, fazzoletti rossi danzano con foglie secche il ritmo freddo della tramontana. Gente che non c’è, che c’è stata e non si sa se ci sarà… e intanto in cielo torna la luna.

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released January 17, 2011

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