L'orso è un gruppo, ma non solo. L'orso è anche un disco, ma non solo. L'orso è un processo, un cammino alla ricerca della felicità senza soffermarsi troppo su cosa sia la felicità. E’ l'esaltazione del viaggio, l'insieme di quattro storie diverse che partono da differenti luoghi e trovano un punto d'incontro, confluendo in un trilocale comune nella Grande Città. Ivrea, Milano, Messina, Treviso.
Mattia Barro, Tommaso Spinelli, Gaia D'Arrigo, Giulio Scarano: quattro ragazzi che fotografano in musica il passaggio all'età adulta. Non fotografano il come eravamo o il come saremo, si soffermano invece su tutti quei momenti che vanno da un punto all'altro, dove c'è l'essenza di una crescita. Misurano la distanza euclidea tra i vent'anni e la maturità - a qualsiasi età arrivi - il segmento grigio che trasforma ognuno di noi. Cantano del cambiamento nell'attimo in cui accade, piccoli menestrelli del divenire. Raccontano le oltre cento date live fatte fino a questo momento senza parlarne direttamente, dei due anni passati a stretto contatto l'uno con l'altro, del modo in cui ci si sente mentre si cresce. Perché di questo si tratta e mica è facile da raccontare.
Disco delicato, influenze twee-pop, predominanze acustiche, a volte segnate di melancolia (“Ottobre come settembre”), a volte più serrate (“La meglio gioventù”). Assorbono benissimo la lezione di Kings Of Convenience e di Belle & Sebastian (“Tornando a casa”, centellinando con maestria glockenspiel e banjo, o “James Van Der Beek” a cui aggiungono un rap quando nessuno se lo aspetta), svelano un amore trasversale per i Beirut (“Il tempo passa per noi” su tutte). Subiscono le distanze ma provano comunque a farne tesoro, a superarle auspicando tregue mentre attorno ancora tutti sparano (“Con i chilometri contro”). Si fanno invitare per un tè, per prendersi quattro minuti di calma, per ricordare, per proteggersi, per accordarsi (“Invitami per un tè”). Lanciano “Baci dalla provincia”, guardano la polvere sui dischi e sui libri intrecciando motivetti di fondo a colpi di chitarra (“Acne giovanile”). Dimostrano che si può aver imparato la lezione dei vari cantautori degli anni zero senza scimmiottarne i capostipiti, come in “Certi periodi storici”. Soprattutto, dimostrano di non tremare, fanno incetta di consonanti buone soltanto per l'enigmistica (“I nostri decenni”), perché in fondo il disco de L'orso non è un disco sull'amore, semmai è un disco sull'innamoramento, un mantra che nella ripetizione di un concetto lo costringe ad avverarsi, una sorta di educazione sentimentale, pulsazione continua che cerca un battito regolare. Declinata in musica, ovviamente. Perché i decenni passano, le abitudini cambiano e non puoi star fermo in un angolo ad aspettare che tornino.
Garrincha Edizioni Musicali.
Ufficio Legale: avv. Andrea Marco Ricci (d’Ammassa & Associati).
credits
released April 2, 2013
C p 2013 Garrincha Dischi.
Produzione artistica e arrangiamenti di Matteo Costa Romagnoli.
Registrato e missato da Matteo Costa Romagnoli presso il Donkey Studio di Medicina (Bo). Il pianoforte su 04 e 07 è stato registrato da Michele Postpischl presso il SoporocoStudio di Monte San Pietro (BO). Masterizzato da Francesco Brini presso lo Spectrum Studio di Bologna. Musiche de L’orso, testi di Mattia Barro. Illustrazioni di Giordano Poloni. Progetto grafico di Elia Dalla Casa.
Hanno partecipato: Matteo Costa Romagnoli (cori su 02, 06, 11, chitarra su 07, 09, melodica su 11), Elia Dalla Casa (arrangiamenti e sassofoni su 02, 03, 04, 05, 06, 08, 11), Luca De Marchi (tromba su 08), Priscilla De Pace (cori su 02), Enrico Farnedi (tromba su 03, 04, 06, flicorno su 06), Lodovico Guenzi (cori su 11), Davide Lelli (tromba su 02, 05, 11, batteria su 08, tastiere e glockenspiell su 02), Ludovica Leonardi (cori su 06, 07, 10), Pernazza (voce su 09), Marcello Petruzzi (chitarra elettrica su 04), Filo Q (cori su 09), Andrea Suriani (tastiere su 10), Christian Tonda (chitarre su 08, 11, banjo su 02), Silvia Telloli (fisarmonica su 06).
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