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Sono solo matti miei

by Matteo Costa

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1.
Hyde Park 03:00
Freddo che taglia, gente che corre. Persone silenziose, neve che brilla al sole. Sole cha asciuga l'anima, i tuoi guanti e la tua cuffia che benedizione. Poche banalità in lingua che non ho studiato, le solite promesse di miglioramento e redenzione, scoiattoli che inseguono le mie paure in cima agli alberi, l'inesauribile voglia di te. Freddo che brucia e chiede di te. Gente che corre, Hyde Park che brilla al sole. Sole cha asciuga l'anima, i tuoi guanti e la tua cuffia che benedizione. Poche banalità in lingua che non ho studiato, le solite promesse di miglioramento e redenzione, la ciclicità delle emozioni, dei propositi buoni. L'aspirazione a qualcosa di meglio, sempre a qualcosa di più, la fatica della corsa, la gioia dell'arrivo sono scoiattoli che inseguono le mie paure in cima agli alberi, questa inesauribile voglia di te.
2.
Mi sentivo un incompreso come molti prima di capirti. Io temevo d'essere diventato sordo prima di riconoscere la tua voce in mezzo a tanto chiasso e tanto scompiglio. Mi sentivo un miscredente come tanti, prima di credere in te. In te ho riposto tutta la mia fiducia senza conoscerti perché sapevo di poterlo fare. Eppure io nella vita di paure ne ho combattute, eppure io di paure come questa nella mia testa, io non ne avevo vinte mai. Paura di innamorarsi troppo, e di vederti ferma li, in quella paura di innamorarti un po'. Io che desideravo intensamente senza sapere cosa desiderare. Come un' esploratore senza ambizioni, senza una terra da scoprire, io mi sentivo spesso fuori luogo prima d'incontrarti.
3.
Senza vocali 03:27
Seduto sul letto lui vede che scendono parole dalle pareti. Eppure le vocali, alcune sillabe restano appese al soffitto. Si guarda trai piedi, si china e raccoglie parole del tipo: “mr”, “ctp”, “prsp”. Lui che voleva soltanto sentire “ta tara ta, ta tara”. Sdraiata sul letto lei pensa che l'alcol fa cuore, ma miracoli non ne fa. San Simone e vodka in settembre fanno più caldo di una coperta. Poi guarda il soffitto si allunga e raccoglie un post-it che dice: “mr”, “ctp”, “prsp”. Lei che voleva soltanto sentire “ta tara ta, ta tara”. E quando lui si sdraia e lei non si siede, quando riescono a dormire insieme, mentre tutti i loro sogni in cerca di vocali affollano la notte come lucciole e stelle, la madre di lei, futura suocera di lui, lascia li sul comodino, sopra a venti bollette, due nuovi dispetti senza vocali, mentre dormono rotondi e accucciati. Lui e lei che si capiscono poco e s'intuiscono molto, lui e lei che sanno sopportare e che oltre alle lenzuola, ai sogni e al sudore, condividono la stessa voglia di semplicità, che vorrebbero la vita piena di “ta tara ta, ta tara”.
4.
Eppure hai ragione tu. Tu hai solo dicott' anni e sei un fiore da mettere in un vaso e farselo bastare finche dura. Eppure io, con gli occhi sempre stanchi, vestito trasandato, non so attendere a spiare per conoscere il finale, attraverso le mani il mio fiore appassire e l'acqua evaporare dopo tutte le mie cure poi seccarsi. Vedere appassire il fiore, il vaso svuotarsi poi svanire tutte, tutte le mie cure. Eppure io ho sempre pensato a te come alla neve, che cade dappertutto e copre il mio giardino. Io sono quel bambino che ti sposta con una pala gialla. Ma davvero tu, tu davvero vuoi essere quel fiore? Io che non so metterti da parte, pensando a noi come ad una cosa bella, bella si, ma che non dura.
5.
Non è stato per caso che ho scelto te fra probabili amori proprio te diventando paziente senza arrendermi mai son tornato innocente come tu mi vuoi Di delusioni ne ho avute lo sai anche tu e son pronto a subirne qualcuna in più però stavolta purtroppo ho paura che poi non avrei più la forza se fallisse fra noi Quindi amore raccogli il coraggio tuo che radunerò tutto quello mio perché il bene ha un suo prezzo e costa assai e con le giuste pretese non si compra mai Non è stato per caso che ho scelto te non è certo per caso che perderò te quindi siedi e parliamo e intanto se puoi ridammi la mano
6.
Elena, allunga i passi e vai, cammina come sai, che importa quanto è alto, che importa dove arriverà il filo. Io apro le braccia e attendo sotto, nel caso io ti acchiappo, io ti rimetto in sesto, lo sai, se rimonti in fretta puoi riconquistarti. Elena dichiara guerra ad Elena dichiara guerra a chi l'ha fatta a pezzi per anni a se stessa e a Dio. Elena dichiara guerra ad Elena dichiara guerra a chi l'ha fatta a pezzi per anni a se stessa e pure a Dio. Elena dichiara guerra ad Elena dichiara guerra a chi l'ha fatta a pezzi per anni a se stessa e a Dio. Elena dichiara guerra ad Elena dichiara guerra a Elena dichiara guerra a se stessa e si riconquista.
7.
Amore, vai 01:46
Amore vai, ti chiamo amore una volta ancora e poi più, poi più. Ho l’entusiasmo che muore, non posso più aspettare, devo allungargli la mano e per farlo devo lasciare la tua. Laura vai, che ho troppo amore e se non sarai tu, non sarai tu. Ho l’entusiasmo che muore, non posso più aspettare, devo allungargli la mano e per farlo devo lasciare la tua. Amore vai, ti chiamo amore una volta ancora e poi più, poi più.
8.
Fai la doccia con me, lasciati spogliare, fai saltare per aria con la dinamite ogni tua paura. Io ti laverò piano, non ti vergognare, queste mie mani si cuocerebbero sul fuoco piuttosto che farti male. Io le tue paure te le voglio mangiare con dedizione per poi appoggiare le labbra al tuo orecchio ed aprire la bocca per farti sentire come suona il mio amore, come frizzi pazzi. Ricordi? Io con questo mio cuore in erezione di cui non mi vergogno, tu non aver paura, che se ti stringo forte non è per farti male. Ti spremo come un'arancia e come succo, escono le tue paure, io ci salterò sopra, come da bambino, sopra ad un formicaio. Io le tue paure te le voglio mangiare con dedizione, per poi appoggiare le labbra al tuo orecchio ed aprire la bocca per farti sentire questo amore che scroscia, come il grande Niagara. Lascia che io ti baci i piedi e poi, risalendo dappertutto, troverò un passaggio inconsueto per arrivare al cuore. A morsi strapperò le tue indecisioni conficcate nel cuore come spine e come un ruminante io, io le mangerò, e poi le saprò digerire, farne concime. Prima di andare via, gridando, ti vorrei ricordare, che per ogni paura, per ogni malattia, esiste una cura e che la cura non sempre è un terremoto ne un temporale, qualche volta la cura è spogliarsi e rimanere nudi e lasciarsi guidare. Questa sera darò una grande festa, bruceremo ogni scudo, le cattive parole, i pregiudizi e i coltelli Questa farò un immenso rogo, porta tutte le armi, le indecisioni, ogni tua paura.
9.
Ho un sogno senza fili e scarpe annodate al risveglio. Poi un cuore a orologeria e una cravatta salvagente. Chissà se m’ami o se hai perso il biglietto. Vorrei un telefono grande, che sia smart ma che sia immenso, che ho tante cose da dire ma che quando mi scappa voglio dirle subito. Vorrei un fegato parlante, voglia di sputtanarmi e raddoppiare il tempo, che mi fa impazzire il tuo nome, devo urlarlo forte altrimenti vomito. E se io vomito, poi tu vomiti, tutti vomitano, chi pulisce? Parto con la nave, parto dove la neve è bianca e lascio a te: il biglietto, l’attesa, il cuore, i reclami, il tempo da perdere in banca. Vorrei un telefono grande, che sia smart ma che sia immenso, che ho tante cose da dire ma che quando mi scappa voglio dirle subito. Vorrei un fegato parlante, voglia di sputtanarmi e raddoppiare il tempo, che mi fa impazzire il tuo nome, devo urlarlo forte altrimenti vomito. E stare appeso per le mutande a una nuvola bianca scherzata dal tempo, se non tengo i piedi per terra, mi va il sangue alla testa, mi sento libero ma troppo libero faccio paura.
10.
Io ci ho provato, io senza te ci ho provato, mi sono impegnato ma non ci sono riuscito. Forse ho esagerato, di te ho straparlato, mi sono consumato, di fioretti pianti e parole talmente inediti da spaventarmi anche da me. Alessia dice che darti tempo non sia una perdita di tempo, Alessia dice che devo darmi piccoli obbiettivi come restare fino a questa sera con una mano sul telefonino e l’altra sopra il cuore per resistere e non far l’errore. Tommy dice che noi non ci lasceremo mai, lo dice proprio ora che ti neghi, che non ci sei. Marcello lui non crede nel distacco, parla di piccole conquiste, che un passo dopo l’altro, piano portano lontano il tallone davanti alla punta, in equilibrio, in equilibrio… Papà consiglia di dimenticere, papà mi dice di non impazzire, mio padre dice “basta dimagrire” ma… Penso troppo e non penso a sufficienza, Enrico dice che ti guardo attraverso lenti colorate, vedo distorto e tralascio le sfumature, che penso tanto ma penso male che parlo invece di osservare. Mia Nonna conosce bene il dolore eppure non sa spiegarmi come sconfiggerlo in fretta. Le dispiace tanto ma di risposte non ne ha. Scendo e fermo il primo passante che incontro in strada, gli urlo in faccia tutto quanto di noi fino a spaventarlo, pretendo, adesso, “voglio una soluzione, ora!” e lui mi dice “pensa a far qualcosa di cui essere fiero” e adesso eccomi qua, sotto casa per una serenata, caotica e improvvisata, per dirti che Matteo, Matteo che sono io, Matteo senza Zoe non ci sta.
11.
La tua casa è calda, le tue mani son calde, ho bisogno di tornare qui. Tu mi accogli la notte, quando è quasi mattina e senza dirmi "ti prego" dici "resta qui". Resto per una tisana, per un po' di sudore, per dormirti addosso. Tu ricordati solo, quando domani mi sveglio di non chiamarmi "amore". Regalami un po' di semplicità, facciamo l'amore, la vita è di là, che aspetta il giorno e prepara il ritorno, ma senza di te, senza un caffè, io lascio il mio meglio qui al caldo,tanto, lo sai, ripasserò. Casa tua è l'avamposto, di realtà sconosciute dove manca la gravità. Cuciniamo da nudi, senz'appoggiare i piedi, poi strilliamo per ore che nessuno s'arrabbia e anche se non è amore, se amore non fosse ma quanto mi piace, dormire da te. Regalami un po' di semplicità, facciamo l'amore, la vita è di là, che aspetta il giorno e prepara il ritorno, ma senza di te, senza un caffè, io ti lascio il mio meglio qui al caldo, tanto, lo sai, ripasserò...
12.
Io sono forte, io son più forte di te, io ti combatto e vinco. Ti spacco il culo, con la mia volontà, io sarò forte, guarirò. Dammi la forza, Dio fai che io ce la faccia, Dio dammi il tempo che me lo merito. Dammi la forza, anche se fino ad oggi son sempre stato un ateo convinto. Non ti accorgi che la vita s'inciampa tra le mie dita? Cade, poi si alza, poi scivola giù, mi scrollo e perdo la vita. Io sono forte, io sono più forte di te, io ti combatto e vinco. Mi faccio grande, mi faccio forte da me trovo il coraggio e mi lancio. Ti spacco il culo, io son più forte di te io ti combatto e guarirò. Mi accorgo che questa mia vita s'inciampa tra le mie dita cado, poi mi alzo, poi scivolo giù mi avveleno, mi curo e mi tiro su. Questa non è la vita è la mia personale sfida: cadere, rialzarsi e scivolare ancora, farsi forza e brindare alla vita. Ora son forte, io son più forte di te, io ti combatto e vinco. Ora son forte, io son più forte di te, io ti combatto e guarirò.
13.
Francesca io non ho sonno, ho dormito cinque ore di meno ma ti conosco un po' meglio e ti voglio un po' di più. Francesca dai, tu non voltarti per niente, niente passi indietro, nemmeno per una rincorsa, se allunghi il passo puoi raggiungermi e provare e tentare un'alternativa, senza fretta, fatta di frasi slegate, a sognare sui viaggi, di cene buone che riempi più il cuore che la pancia, mio cugino, tua madre, i miei dolori, i tuoi formaggi. La voglia di cambiare, il tuo diritto di provare, il desiderio di aiutarti e di tirarti a me, i tuoi buffi capelli a sedici anni, io vestito da prete, tu che ridi, io che non capisco e non te lo dico e non te lo dico e sorrido, tu arrossisci, io sorrido... Francesca dai, tu non voltarti per niente, niente passi indietro, nemmeno per una rincorsa, se allunghi il passo puoi raggiungermi e provare e tentare un'alternativa, senza fretta, fatta di piccoli inviti, scritti male in stampatello, dei tuoi splendidi quadri, il pittore giapponese, di canzoni come questa, la prima che non scrivo per lei, questa canzone così profondamente piena di te

about

Un cantautorato essenziale, amoroso, classico e contemporaneamente nuovo.
Tra creato e immaginario c’è tutta la vita di Matteo Costa Romagnoli,
nel disco in uscita il 21 Marzo 2012 per Garrincha Dischi.
Avete voglia di sentirvi meglio? Matteo Costa è il nome d’arte di Matteo Romagnoli, una vita dedicata alla musica e alle storie d’amore: le passioni che trovano unione in questo esordio. “Sono solo matti miei” è il primo disco solista del fondatore di Garrincha Dischi.
Dopo aver passato anni a fare i dischi degli altri (33 ore, lo stato sociale, l’orso) o insieme ad altri (4fioriperzoe, LE-LI), Matteo si racconta senza pudore in 13 brani di pop raffinato e cantautorato disilluso per dar vita a un disco essenziale tra il classico e il nuovo. La voce, una chitarra acustica e una batteria minimale sono gli elementi costitutivi del suono di un album che trova però il suo punto di forza negli arrangiamenti di fiati e archi, semplici e contemporaneamente raffinati. Ognuno di noi può ritrovare una sua esperienza dentro queste canzoni e se si è fortunati anche più di una. Le storie di questo disco sono l’esempio di come la condivisione e l’empatia con i suoi piccoli racconti espressi arricchisca la nostra esperienza e ci faccia sentire meglio. A volte malinconiche, a volte spensierate, queste canzoni ci accompagnano come una spalla sui cui piangere o a cui dare un cazzotto. L’amore in fin dei conti è solo una scusa per raccontare a noi stessi la propria visione del mondo e per addormentarci più leggeri, come se il nostro migliore amico c’avesse raccontato la sua ultima storia d’amore. Davanti a un buon bicchiere di vino e senza il timore di sentirsi giudicato. Matteo, che per questa produzione prende il cognome della sua mamma, oltre alla decennale attività di produttore e musicista, oltre a Garrincha Dischi, nella vita lavora come educatore in un centro per disabili gravi, ‘quelli che per convenzione sociale non vengono più chiamati matti, ma che di fatto tali rimangono’. E così si ritrova a portarsi il lavoro a casa e, seppure inconsciamente, a prediligere anche nelle relazioni, come nei compagni di viaggio, i matti. Quelli di cui si parla in questo disco. Quelli come Matteo Costa Romagnoli.

Discografia
Insieme a 4fioriperzoe:
Normalmente scompaiono, 2003
13 cose che dovrei dirti, 2008
Musiche per film mai visti, 2010
Insieme a LE-LI:
Music is not for grownups, 2008
My Life on a pear tree, 2010
Black album, 2011

credits

released April 20, 2012

2012. Scritto, arrangiato, missato e prodotto da Matteo Costa Romagnoli eccetto 05 di Riccardo Cocciante / Mogol e 09 di Matteo Romagnoli / Lodo Guenzi. Registrato da Matteo Romagnoli e Francesco Brini presso il Donkey Studio di Medicina (Bologna) e lo Spectrum Studio di Bologna. Masterizzato da Francesco Brini presso lo Spectrum Studio di Bologna. Suonato da: Matteo Romagnoli (voci, chitarra acustica e classica, basso, banjo, cajon, melodica, tastiere e synths), Francesco Brini (batteria, percussioni, bass synths su 12), Nicola Manzan (violino, viola e arrangiamenti archi, rhodes su 13), Vincenzo De Franco (violoncello), Simone Zimmy Martini (contrabbasso), Elia Dalla Casa (sax baritono e arrangiamenti fiati), Roberto Solimando (trombone e arrangiamenti fiati), Francesca Corvucci (Frizzy Pazzy su 08), Paolo Pugliese (tastiere su 11). Illustrazioni di Martina Galetti / Emmaboshi Studio. Foto originali delle famiglie Costa e Romagnoli. La foto di Matteo Costa Romagnoli in copertina è di Sara Corso. Ottimizzazione e impaginazione grafica di B.E.

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Garrincha Dischi oggi è: 33 ORE, 4FIORIPERZOE, CHEWINGUM, LE-LI, THE WALRUS, MANZONI, LO STATO SOCIALE, NEL DUBBIO, L'ORSO, LA RAPPRESNTANTE DI LISTA, JOCELYN PULSAR...
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